domenica 12 giugno 2011

Laboratorio di cinema al Liceo classico di Benevento

Di seguito il backstage del cortometraggio e la sintesi del progetto. Il corso si è mosso su due piani: uno teorico e uno pratico. Il testo di riferimento l’Odissea di Omero. Perché l'Odissea? È il poema della curiositas, della conoscenza, cosa può esserci di più adatto per un giovane di 14 anni che si appresta a scoprire il mondo? E poi al di là della centralità che il testo omerico svolge nella civiltà occidentale e quindi specificatamente nel cursus studiorum dei ragazzi del liceo classico, l'Odissea ha un carattere di per sé cinematografico. Qualcuno ha detto che Shakespeare scriveva per il cinema anche se non lo sapeva...potremmo dire lo stesso di Omero. La sua scrittura si muove attraverso il montaggio alternato, Ulisse racconta le sue avventure tramite l'espediente del flash-back. Ecco che letteratura e cinema si incontrano e si confrontano. All’analisi del linguaggio lettarario dell’opera fonte è seguita l’analisi del linguaggio filmico. I film scelti da cui sono stati estrapolati degli spezzoni sono stati tanto le riduzione e gli adattamenti dell'Odissea (Ulisse di Mario Camerini, Le avventure di Ulisse di Franco Rossi e Mario Bava, L'Odissea di Andrej Konchalovski; Il disprezzo di Jean-Luc Godard, Lo sguardo di Ulisse di Theo Anghelopulos) quanto film più vicini alla loro sensibilità e ai loro gusti. In questo modo è stato analizzato il linguaggio cinematografico in tutti i suoi aspetti: l'inquadratura, i piani, le sequenze, la colonna sonora, il montaggio... La sceneggiatura è nata a poco poco da un esercizio: sono stati visionati tre episodi dalle riduzioni dell'Odissea. La classe ha potuto costatare come uno stesso episodio, uno stesso personaggio possa essere rappresentato in maniera diversa considerando anche il tempo in cui questo viene messo in scena. Tenendo, allora, presente la tradizione novecentesca dell'anti-eroe che ha capovolto il significato della figura di Ulisse se non direttamente parodizzato o ridicolizzato (da Joyce a Gozzano a Benni), la classe ha scelto di raccontare la storia di Ulisse attraverso una parodia e immetendo elementi contemporanei nella narrazione. Dal testo, da come Omero ha raccontato storie, ambienti, personaggi, sentimenti degli eroi e si è passati a come raccontare oggi. Il testo classico ha una prima traduzione in un linguaggio moderno (c'è non a caso all'interno del cortometraggio una scena in cui un personaggio parla con un linguaggio aulico, simile alla traduzione italiana del testo originale e un altro traduce quelle stesse parole in sleng giovanile). Si passa poi alla vera e propria trascodificazione, dal testo scritto al testo visivo. In questo modo hanno potuto costatare le possibilità del mezzo cinematografico di tradurre un testo letterario. E così è venuta fuori la sceneggiatura, che ha usato la traduzione anche in un altro senso: dal mondo classico al loro mondo. Ulisse e i suoi compagni arrivano su un furgone hippy, le sue peregrinazioni non hanno l'effetto sperato, i ruoli sono invertiti, le Sirene lo mandano via, Circe sfrutta la sua prestanza fisica solo per farsi fare dei lavoretti in casa, Penelope non tesse una tela ma gioca ad un videogioco ed ogni notte resetta il file. Ecco che il mondo contemporaneo, il loro mondo giovanile si inserisce nelle maglie della narrazione classica. Dunque, è il cinema una traduzione vera e propria da un codice, da un linguaggio ad altri. Fa da contrappunto la voce fuori campo che con solennità racconta le vicende con le parole di Omero. A significare l'universalità del messaggio di Omero, la possibilità di coglierne ancora valori guida come metaforicamente esprime il finale del corto con Ulisse che torna dall'amata e fedele Penelope. Pur nella forma della parodia, il cortometraggio nasconde significati profondi tenendo presenti anche modelli alti quali l'Ulisse di Joyce o quello di Gozzano, in cui l'antieroe moderno fa i conti con una quotidianità ben divera dalle gesta eroiche della civiltà classica. E se delle gesta omeriche resta solo l'eco di una canzone di David Bowie (“Heroes”), è pur vero che il ritornello della stessa recita che “possiamo essere tutti eroi per un giorno”...il testo classico può indicarci una strada da seguire ma questa la percorriamo con il linguaggio (o meglio i linguaggi) di oggi. Il loro mondo quotidiano è entrato a far parte della rappresentazione classica, capovolgendo alcuni episodi chiave del viaggio di Ulisse. Ma il testo omerico resta, in tutta la sua solennità, come voce fuori campo a dimostrare che per quanto si possa giocare con il mito esso continua ad avere molto da dirci, in esso c'è qualcosa di ineliminabile e sempre attuale come metaforicamente dimostra il ritorno di Ulisse dalla fedele Penelope nel finale del cortometraggio.