venerdì 31 dicembre 2010

Körperkasten - Corpi in scatola

Per la presentazione del calendario [archiattack], frutto del progetto Non qui/Non ora (http://www.archiattack.it/2011/) Effetto Kuleshov ha presentato il montaggio video Körperkasten - Corpi in scatola




Il corpo è l'unico luogo assoluto: non può mai essere altrove, ma irrimediabilmente sempre qui. È l'unico spazio da cui non posso mai allontanarmi. Si potrebbe obiettare con il fatto che lo specchio (eterotopia assoluta) mi restituisce l'immagine, trasferendo il mio corpo altrove. Ma l'altrove che lo specchio mi restituisce è un altrove gestito dal mio corpo: ad ogni mio movimento, lo specchio risponde immediatamente e allo stesso modo. Ma prima la fotografia, poi il cinema hanno creato un altrove in cui vedere il mio corpo, finalmente fuori da me e fuori dal mio controllo.
Sconvolgente al suo apparire il cinematografo appariva come un Moloch che succhiava la vita ad esseri vivi per restituirne le ombre. Il corpo dell'attore è come in esilio da se stesso, è quasi sottratto, soppresso, privato della sua realtà, del suo respiro, della sua voce, del rumore che esso produce muovendosi, per diventare soltanto un'immagine muta.
Il corpo sullo schermo cinematografico può scomporsi, svanire, cambiare dimensione. danzare, ribellarsi, morire ma è un corpo che non c'è, che non esiste più. Immobilizzato nello stesso gesto che si reitera all'infinito. A mezzo busto, in primo piano, a piano intero e così via subisce lo sguardo voyeristico del regista prima e dello spettatore poi, il quale si identifica nel corpo dell'attore. Il corpo attoriale diventa il suo doppio, cosicché ci vediamo altrove, nello schermo, in uno spazio che non è più qui né ora. E il nostro corpo là vi rimane imprigionato.

Sherlock jr - Buster Keaton 1924
Berlin–Die Sinfonie der Großstadt - Walter Ruttmann 1927
L'artiste et le mannequin - Georges Méliès 1900
Die Puppe - Ernst Lubitsch 1919
La coquille e le clergyman – Germaine Dulac 1928
Erotikon – Gustav Machaty 1929
As Seen Through a Telescope – George Albert Smith 1900
The gay shoe clerk – Edwin S. Porter 1904
Le mélomane - Georges Méliès 1903
Èvocation spirit - Georges Méliès 1899
Geheimnisse einer Seele – Georg Wihilelm Pabst 1926
Umirayushchii Lebed (The Dying swan) – Yevgeni Bauer 1917
Entr'acte – René Clair 1924
Ritual in trasfigured time – Maya Deren 1946
Meshes of the afternoon – Maya Deren 1943
The big swallow-James Williamson 1901

lunedì 27 dicembre 2010

La Cinedanza di Maya Deren

Nella maggior parte dei film di danza, il ballerino sapendo poco delle possibilità della cinepresa e del montaggio, lavora in termini di composizione teatrale; il cineasta, sapendo poco dell’integrità coreografica teatrale si concentra sugli effetti coreografico-pittorici che hanno poco a che fare con le intenzioni del danzatore. Maya Deren intende emancipare la cinepresa dalla tradizione teatrale, esplorare il movimento secondo modalità inedite, mostrare come la danza abbia un rapporto magico con lo spazio.


sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale (1898)

mercoledì 22 dicembre 2010

1926

Al di là dei vari modi e significati con cui e per cui il cinema ha mostrato il corpo, esso è mostrato anche nella sua dimensione ordinaria. Un corpo carico dei segni sociali che ne condizionano l’aspetto e il destino...

lunedì 20 dicembre 2010

1929

venerdì 17 dicembre 2010

1901

giovedì 16 dicembre 2010

1924

sabato 27 novembre 2010

Il mulino del cinema. Prossimamente...

Nei prossimi mesi la Solot-Compagnia di Teatro Stabile di Benevento in collaborazione con il periodico di cultura cinematografica "I quaderni di Cinema Sud”- Paolo Speranza e Marialaura Simeone organizzerà degli incontri intorno al cinema. Parleremo di Omicron con Ugo Gregoretti, film del 1963 che sotto una veste fantascientifica analizza in maniera ironica ed intelligente la società italiana degli anni ’60 e vedremo alcune scene dell’introvabile I Briganti italiani, film di Mario Camerini del 1961. Realizzato per il 100° anniversario dell’unità d’Italia, annovera tra i suoi protagonisti Vittorio Gassman, Philippe Le Roy, Rosanna Schiaffino e fu girato interamente nella provincia di Benevento. Occasioni imperdibili a cui si affiancheranno altri due incontri ancora da definire ma che riserveranno sorprese non da poco! Vi aspettiamo numerosi al Mulino Pacifico, Via Appio Claudio-Benevento.

sabato 6 novembre 2010

Lunedì 8 novembre. Abdullah Sidran parla di letteratura, cinema e Balcani al Circolo della Stampa di Avellino.

Quaderni di Cinema Sud e La Casa della Poesia in collaborazione con l’archivio storico della CGIL irpina e l’ODG della Campania presentano Abdullah Sidran, poeta, drammaturgo, romanziere, sceneggiatore. Lunedì 8 novembre alle 18:00 al Circolo della Stampa di Avellino.
Tra i suoi film ricordiamo Papà è in viaggio d’affari (Palma d’oro a Cannes) e Ti ricordi di Dolly Bell (Leone d’oro a Venezia) entrambi per la regia di Emir Kusturica.

Ti ricordi di Dolly Bell?, ambientato a Sarajevo nei primi anni '60, è la storia dell'educazione sentimentale del sedicenne Ziolja (Stimac) e del suo rapporto con il padre (Aligrudic, memorabile) che, morendo, lascia in eredità la sua ingenua fede nel marxismo, nella Iugoslavia socialista e nel proprio presente. Il conflitto tra il comunismo ortodosso e il desiderio di novità, il trapasso verso la società dei consumi in una Sarajevo dei sobborghi, il contrasto tra il vecchio e il nuovo e il confronto con il modello italiano. Fa da leitmotiv, infatti, la canzone “24 000 baci” cantata da Celentano e la Dolly del titolo è una spogliarellista di "Europa di notte" di Blasetti, proiettato in Iugoslavia nel '62: il 1° film con donne nude che vide il pubblico iugoslavo.







Papà è in viaggio d’affari si svolge a Sarajevo nel 1949, dopo la scomunica del Cominform e il distacco da Mosca della repubblica titina: lo stalinismo degli antistalinisti dilaga, e ne fa le spese Mesa (Manojlovíc), brav'uomo e indefesso puttaniere, rinchiuso senza processo in un campo di lavoro. In una certa misura la storia è raccontata attraverso gli occhi innocenti di Malik (de Bertolli), piccolo sonnambulo e figlio di Mesa.



martedì 2 novembre 2010

I soliti ignoti: l’immigrazione e il lavoro, i rifiuti, la mafia, il Berlusconismo affrontati dal cinema italiano dei problemi reali.

"Bello e invisible il nuovo cinema della realtà”. Questo il titolo di un articolo di Paolo Speranza, direttore coraggioso di Quaderni di Cinema Sud.
Una panoramica sul cinema italiano pressoché sconosciuto ma che dignitosamente affronta ancora i problemi reali di questo Paese, un cinema che riesce ancora a sottrarsi all’omologazione culturale generalizzata, trattando argomenti “scomodi” quali la condizione operaia e la precarietà del lavoro, le mafie e l’immigrazione, lo smantellamento dello Stato e i disastri ambientali. Eppure, inutile a dirlo, i media (salvo poche eccezioni: L’Unità, Il Salvagente, Il fatto quotidiano, Il manifesto, Liberazione, Terra, Left, La Voce delle Voci) li ignorano totalmente! “Apnea" di Roberto Dordit dove il protagonista Paolo, giornalista sportivo cerca di scoprire cosa si nasconde dietro la morte per cancro dell’amico Franz e va ad indagare così nel “misterioso” mondo delle industrie conciarie. “Il colore delle parole” di Marco Simon Puccioni che racconta la storia di quattro amici africani (uno scrittore, un sindacalista, un mediatore culturale, un musicista) che vivono da trent’anni in Italia, tutt’ora senza cittadinanza, battendosi per i diritti degli immigrati. Un immigrato somalo è l’aiuto fondamentale ai precari e smarriti personaggi interpretati da Valerio Mastandrea e Anita Caprioli nel film "Good morning Aman". Nell’era della tv berlusconizzata, dell’opposizione fantasma e del sindacato dimezzato torna il cinema-verità per dar voce ai lavoratori e documentare gli aspetti più sconosciuti e nascosti da gran parte della stampa subalterna al governo e alla cultura confindustriale. “Tutti giù per aria” ci racconta tutte le verità nascoste dei lavoratori ex Alitalia. Simone Amendola ci racconta nel suo “Quando combattono gli elefanti” la vicenda di Dante De Angelis, il ferroviere licenziato dalle FS nel 2008 per aver denunciato sui media i gravi problemi di sicurezza sugli Eurostar. E la mafia? Ce ne parlano Laura Aprati, autrice televisiva e Enrico Fierro, giornalista di Il fatto quotidiano in “Malitalia. Storie di mafiosi, eroi e cacciatori”. Fierro già coautore con l’argentino Ruben H. Oliva ("C’era una volta Silvio” e" ‘O sistema") di “La Santa. Viaggio nella ‘ndrangheta sconosciuta”. E cosa dire di “Galantuomini” di Winspeare e di “La siciliana ribelle” di Marco Amenta. Un degrado umano ed ambientale che ha dato vita ai munnezza-movie: Biutiful Cauntri di Andrea D’Ambrosio per dirne uno e Una montagna di balle, che si occupa dell’emergenza rifiuti cominciando a filmare dal 2003. Sono molto spesso i più giovani a dimostrare il coraggio di parlare come Lucio Cremonese che sa coniugare perfettamente etica ed estetica nel corto “Il segreto del tressette” sul tema dei rifiuti tossici. E ricordiamo a tal proposito la serata organizzata nel marzo scorso dal CSA Depistaggio con la proiezione dei corti dei “nostri” Umberto Rinaldi con “Greetings from Sant’Arcangelo”, selezionato per il Milano Film Festival 2009 e Alessia Capozzi con “Il paese occupato”. E tutta una serie di film sui diritti umani negati che va da "World Napoli” di Bentivenga e “Nisida. Crescere in prigione” di Lara Rastelli. E segnaliamo tutta una serie di invisibili (a parte "Il caimano” e di “Citizien Berlusconi” diventato visibile in Italia, per altro solo su Current tv dopo 6 anni dalla sua realizzazione) B.movie dedicati al premier: il già citato "C’era Silvio" dell’argentino Oliva, "Bye Bye Berlusconi" del tedesco Stahlberg, "Ho ammazzato Berlusconi” (investito per sbaglio da un suo elettore!) degli italiani Gianluca Rossi e Daniele Giometto. Siamo in attesa intanto di “è successo in Italia” di Nanni Moretti. Ma un altro regista aveva espresso il desiderio di fare un film sulle manie del premier dal titolo “Grazie Papi” e le ultime vicende non faranno che fornirgli nuovo materiale! Il nome del regista, come avrete forse intuito, è Tinto Brass!

giovedì 21 ottobre 2010

Les amants réguliers

L’amore di Jean-Luc Godard. Episodio di Amore e Rabbia (1969)

L´ amore - Jean Luc Godard from Colour Me In on Vimeo.

The Dying Swan. 1917

Geheimnisse einer Seele

mercoledì 20 ottobre 2010

Sous le toits de Paris

martedì 19 ottobre 2010

Che cos’è il cinema #3 (dalla parte dello spettatore)

Lo spettatore durante la proiezione del film è indotto a sviluppare quelle dimensioni di sé, in parte voyeristiche e in parte feticistiche, senza le quali non avrebbe la pienezza di godimento, insita nel meccanismo del dispositivo cinematografico (C. Metz)

lunedì 18 ottobre 2010

Che cos’è il cinema #2

"Il cinema è la piccola lampada della maschera che attraversa come un’incerta cometa la notte del nostro sogno a occhi aperti: lo spazio diffuso, senza geometrie e senza frontiere, che circonda lo schermo". A.Bazin

domenica 17 ottobre 2010

Effetto Kuleshov: Quaderni di Cinema Sud

http://www.mephite.it/

venerdì 15 ottobre 2010

Affinità elettive

"Siamo tutti figli e discendenti di Pirandello” C.Zavattini


Quaderni di Cinema Sud

"Quaderni di Cinemasud", periodico semestrale di cultura cinematografica a diffusione nazionale, è pubblicato dal 2004 dalle Edizioni Laceno e si collega all'esperienza di "Cinema Sud" (1958-1998), rivista fondata e diretta da Camillo Marino, alla quale hanno collaborato, fra gli altri, Pier Paolo Pasolini (che caldeggiò la nascita della rivista), Gian Piero Brunetta, Orio Caldiron, Sergio Lori, Carlo Lizzani, Vittorio Martinelli, Giorgio Tinazzi, Vincenzo M.Siniscalchi ed altri noti storici e critici cinematografici. Ad arricchire la pubblicazione semestrale, i volumi monografici dei Quaderni che si occupano dei Festival cinematografici attualmente in auge e di figure di spicco o aspetti del cinema internazionale.


mercoledì 13 ottobre 2010

Che cos’è il cinema #1

Nella teoria filmica classica due metafore si contendevano la supremazia. Per Andrè Bazin e i realisti lo schermo era una finestra sul mondo, che alludeva ad uno spazio sconfinato. Per Ejsestein, Arnheim e i formalisti lo schermo era, al contrario, una cornice i cui limiti davano forma all’immagine che vi appariva. Il cinema è in realtà tanto una finestra che una cornice.

sabato 4 settembre 2010

Lavori in corso...