domenica 23 settembre 2012
Autobiograrafia (filmata) di uno spettatore
Ci sono stati anni in cui andavo al cinema quasi tutti i giorni e magari due tre volte al giorno, ed erano gli anni tra diciamo il Trentasei e la guerra, l'epoca insomma della mia adolescenza. Anni in cui il cinema è stato per me il mondo. [...] Gli attori rappresentavano modelli di caratteri e di comportamenti; c'era un eroe possibile per ogni temperamento, per chi si proponeva d'affrontare la vita nell'azione Clark Gable rappresentava una certa brutalità rallegrata dalla spacconeria, Gary Cooper un sangue freddo filtrato dall'ironia; per l'introverso che vince la sua timidezza c'era James Stewart, mentre Spencer Tracy era il modello dell'uomo giusto che sa fare le cose con le sue mani, e veniva proposto perfino un raro esempio d'eroe intellettuale, in Leslie Howard. Con le attrici la gamma delle fisionomie e dei caratteri era più ristretta: le truccature, le pettinature, le espressioni tendevano a una stilizzazione unitaria divisa nelle due categorie delle bionde e delle brune, e all'interno di ogni categoria si andava dall'estrosa Carole Lombard alla pratica Jean Arthur, dalla bocca ampia e languida di Joan Crawford a quella sottile e pensosa di Barbara Stanwyck. Dalla spregiudicatezza monellesca di Claudette Colbert all'energia puntuta di Katherine Hepburn. (Da Italo Calvino, Autobiografia di uno spettatore)
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