Tratto dal volume L'alba della Nazione. Risorgimento e brigantaggio nel cinema italiano, a cura di Paolo Speranza, Edizioni di Quaderni di Cinema Sud, Avellino, 2013:
«È la razza che l'è balurda»
I briganti italiani di Mario Camerini tra epopea risorgimentale e ragioni dei briganti
Il processo di revisione delle vicende risorgimentali iniziato con Senso (1954) di Luchino Visconti
viene interrotto, per forza di cose, negli anni a ridosso delle celebrazioni del centenario dell'Unità
d'Italia. Il 1961 vede due tra i più importanti registi nostrani mettere le mani sull'argomento in
maniera piuttosto ortodossa, nonostante le premesse iniziali: Roberto Rossellini con Vanina Vanini e
Viva l'Italia, Mario Camerini con I briganti italiani. Rossellini separa vicende romanzesche e
epopea risorgimentale, intrattenimento ed intenti didattico-celebrativi girando due film distinti,
Camerini cerca a suo modo di mettere tutto in un film solo. Rossellini vuole smitizzare la figura di
Garibaldi presentando un personaggio molto più umano (compresi i reumatismi che lo affliggono)
rispetto alla tradizione cinematografica sull'argomento, Camerini si concentra sul fenomeno del
brigantaggio che interessò il Sud Italia ma né l'uno né l'altro riescono ad affrancarsi del tutto dai
toni trionfalistici e celebrativi. [...] Continua su academia.edu
e partecipa alla presentazione del libro il 24 aprile alle 19.00 presso la Libreria del Cinema, Roma, Via dei Fienaroli 31
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