Il cinematografo dopo i primi passi, saccheggiando tutta l'anticaglia del teatro di prosa, s'impadronì anche dei suoi ruoli antiquati, e si affezionò particolarmente alla “seconda donna”, denominandola “donna fatale” perché si prestava a meraviglia ad appassionare la folla. E ne aggravò i difetti. Le attrici cinematografiche, dal canto loro, calcano ancora più le tinte del personaggio, comportando esso l’esagerazione della femminilità, il fasto delle vesti, l’ostentazione della vanità. Quando sullo schermo si presenta la “donna fatale”, voi la riconoscerete fra cento personaggi, i quali, sol ch'ella si degni di guardarli rimangono fulminati d'amore. Perfino la macchina da presa pare colpita dal suo fascino, tanto s'indugia a presentarcela nei più svariati atteggiamenti. Chi non ricorda quei primi piani in cui gli occhioni a mandorla della diva roteano, si socchiudono, s'illanguidiscono e pare che vogliano calamitarvi il cuore. A.Giovannetti, Figure mute
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