Per la rassegna dalla letteratura al cinema, venerdì 28 ottobre presso la scuola elementare di Pietrelcina proietteremo Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber (2005)
Est/Ovest – il road-movie – la shoah – la memoria – la Storia. Sembrerebbe troppo facile scadere nei clichè eppure “Ogni cosa è illuminata” riesce con eleganza a raccontare la storia del viaggio che porta il protagonista dall'America all'Ucraina sulle tracce della donna che salvò suo nonno durante la II guerra mondiale. Ad accompagnarlo attraverso il Paese c'è Alex, un giovane tanto diverso quanto simile a Jonathan, e suo nonno. Il romanzo d'origine è dell'allora esordiente Jonathan Safran Foer e la storia raccontata è in parte la sua, il libro è infatti il frutto del viaggio che nel '99 Foer compì per scoprire le sue origini. Il libro è faticoso, tradotto in italiano alla maniera di uno straniero che si esprime come può, con piani temporali distanti accostati l'uno all'altro senza una costruzione narrativa che ne giustifichi del tutto il senso. Il lettore non si appassiona, si annoia. Nel film, invece, attraverso il ricordo, il flash back, passato e presente si compenetrano; i registri diversi alleggeriscono il tema come qua e là il motivetto folk o classico serve a rallegrare o commuovere. L'esordiente Schreiber sa dosare ed equilibrare tempi e modi del racconto e la fotografia di Mattew Libatique (Il cigno nero, Requiem for a dream), come al solito eccellente dà molto al film.
Attraverso una metafora fin troppo chiara, che continuamente mostra la dialettica tra luce-oscurità ed il contrasto tra vista e cecità, il film invita a guardare veramente le cose, a guardare il presente attraverso il passato. Il leit-motiv della trama è appunto la necessità di non dimenticare e il protagonista Jonathan si fa in un certo senso simbolo della cultura ebraica, in un viaggio che è naturalmente scoperta di sé e dell’Altro.
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