martedì 27 settembre 2011

Dalla letteratura al cinema

Venerdì 14 ottobre per la rassegna “dalla letteratura al cinema” presso la scuola elementare di Pietrelcina (Bn) La sposa in nero (1968) di F.Truffaut tratto dal romanzo omonimo di Cornell Woolrich (altrimenti detto Willian Irish) di cui è bene spendere qualche parola:

Cornell Woolrich alias William Irish nasce nel 1903 a New York. A 22 anni per un'itterizia è talmente disgustato dal suo aspetto fisico che si rifugia in casa del nonno in una campagna isolata. Qui legge tutti i libri della biblioteca di casa ma non gliene piace nessuno e così si mette alla macchina da scrivere e scrive, fondamentalmente per se stesso! Raccontava che sua madre non aveva mai letto un suo romanzo perché diceva che il successivo sarebbe stato migliore e quindi solo quello alla sua altezza. Come sua madre molti non hanno mai letto Woolrich né sentito parlare di lui eppure i suoi ramanzi sono alla base di film molto famosi: La donna fantasma, L'angelo nero, La notte ha mille occhi ma soprattutto La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock e La mia droga si chiama julie dello stesso Truffaut (un remake recente è Original sin con Antonio Banderas e Angelina Jolie. Gli elementi che ritornano più costantemente nei romanzi di Woolrich sono: il sogno, la perdita di memoria o di controllo, l'incertezza del passato. Parecchi romanzi hanno la parola nero nel titolo e l'amore spesso presente è assoluto totale esclusivo doloroso. Il protagonista è quasi sempre un individuo testardo idealista ed animato da un'idea fissa.
In questo film Truffaut mette a frutto gli insegnamenti del maestro del brivido, Hitchcock, da lui ammirato e ci da un esempio della differenza tra suspence e sorpresa. Anche la colonna sonora è di Bernard Hermann che collaborava spesso con il Hitchcock.
L’adattamento funziona se il regista è riuscito a fare la stessa cosa o la stessa cosa meglio o un'altra cosa migliore. L'unico tipo di adattamento valido è quello fatto dal regista e qui Truffaut sviluppa una storia attraverso degli indizi (come già aveva fatto altrove) che pian piano si svelano allo spettatore insieme alla storia. Molti elementi concorrono a farne uno splendido film, non ultima l’interpretazione di Jean Moreau.

lunedì 26 settembre 2011

Dalla letteratura al cinema

Il film preso in esame è Senso (1954) di Luchino Visconti. Il film ci interessa da più punti di vista.
Il testo da cui prende spunto è una novella di Camillo Boito, uscita nel 1883. Visconti accentua il rapporto con la storia (la battaglia di Custoza del 1866) e la storia dei due amanti, la contessa veneziana Livia Serpieri e il tenente austriaco Franz Malher (Remigio nella novella) diventa il simbolo del Risorgimento come rivoluzione tradita. Il film si basa sulla riscrittura di materiale letterario, pittorico e musicale ed è qui che risiede il suo valore.


Dalla letteratura al cinema

Per il secondo appuntamento abbiamo preso in esame il film Paradiso Perduto (1998, titolo originale Great expectations) di A. Cuaron.

Siamo di fronte alla trasposizione moderna di un romanzo ottocentensco di Dichens (Grandi Speranze), che cambia quindi alcuni elementi modernizzandoli e immetendo elementi nuovi come il fatto che lui diventi un artista e vada non a Londra ma a New York, vera capitale del '900. Mantiene l'andamento del bildungsroman-romanzo di formazione raccontando la storia di Pip dall'infanzia all'età matura con l'immancabile ingresso nella società che conta. un film che pur andando incontro ai gusti del grande pubblico ha diversi pregi tanto dal punto di vista narrativo che propriamente tecnico (la fotografia e la cura maniacale per alcuni dettagli).

Dalla letteratura al cinema.

Nell’ambito del cineforum di Pietrelcina, il primo appuntamento è stato dedicato a Il conformista di B.Bertolucci

1938. Marcello Clerici ha l'ordine di uccidere il suo professore universitario Quadri, si reca quindi in viaggio di nozze a Parigi dove ora il professore vive. I ricordi dell'infanzia interferiscono con il presente facendo affiorare il vero motivo del desiderio di commettere l'omicidio: il protagonista anela ad una normalità da cui si sente escluso e spera che aderire a pieno al Fascismo gliela potrà restituire. Da bambino aveva, infatti, ucciso un uomo che voleva abusare di lui e aveva cercato per tutta la vita di cancellare la macchia di quella colpa. Sullo sfondo l'Italia dall'epoca fascista alla fine della guerra.
Tratto dall'omonimo romanzo di Moravia (1951) rispecchia il mutamento storico che avviene nei vent'anni che separano il romanzo dal film (1970). Molte le differenze rintracciabili nella trascodificazione a cominciare dall'ordine temporale in cui vengono raccontati gli avvenimenti. La peculiarità del film sta nel fatto che la Storia diventa pura rappresentazione visiva. Bertolucci è riuscito a raccontare magistralmente attraverso le immagini costruendo un film che è il racconto dell'Italia ma anche un racconto universale sull'uomo ma che è soprattutto il Cinema. Durante la presentazione del film ci soffermeremo su alcune scene chiave e analizzeremo il passaggio dal testo letterario al testo filmico.

Il cinema è l’arte di evocare fantasmi