martedì 22 novembre 2011

Dalla letteratura al cinema. Colazione da Tiffany

Dopo l’uscita nelle sale cinematografiche per l’anniversario del film, lo riproponiamo nella rassegna “Dalla letteratura al cinema” Pietrelcina (Bn), venerdì 25 novembre.

Colazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards tratto dall'omonimo romanzo di Truman Capote (1958). Il passaggio dal testo al film rivela aspetti interessanti che non riguardano soltanto la letteratura o il cinema ma la stessa società americana. Il libro affronta in maniera più esplicita temi scabrosi (per l'epoca) quali l'omosessualità e la libertà dei costumi, specie femminili delineando una figura che suscita simpatia ma nello stesso tempo compassione. Il film riadatta il tema in maniera più leggera, elimina del tutto la supposta bisessualità della protagonista così come la gravidanza indesiderata. Il personaggio di Holly Golightly è raccontato in maniera del tutto positiva: una donna solo apparantemente leggera, pronta a ritornare nei ranghi una volta scoperto l'amore. Così se la commedia americana degli anni '30 e '40 aveva raccontato la new woman della società americana, più emancipata e indipendente che sceglieva consapevolmente il compagno con cui passare la vita, Holly che ne è la diretta erede, sembra in parte ritornare al clichè della donna in fondo rassicurante che dopo un percorso di individualità in cui scopre se stessa e il mondo, può costruire uno spazio 'normale' in cui stabilirsi definitivamente e 'appartenere a qualcuno'. Sembra che Edwards colga dei fermo immagine dal libro e li sviluppi in scene e sequenze: Holly che canta sulla finestra mentre si asciuga i capelli, il regalo di Tiffany di Paul, la notizia della morte del fratello, il party, il vicino di casa che deve ogni volta aprirle il portone e così via...Fin dalla prima scena la protagonista mostra il suo essere anticonvenzionale, siamo all'alba in una città semideserta e in abito da sera Holly fa colazione davanti la vetrina di Tiffany, che rappresenta il mondo perfetto sognato dalla protagonista, scalfito dalla guerra e dalle convenzioni sociali nel romanzo, allegramente possibile nel film.


domenica 6 novembre 2011

Dalla letteratura al cinema 2001 Odissea nello spazio

Venerdì 11 novembre presso la scuola elementare di Pietrelcina alle 17.00 è prevista la proiezione di 2001 Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick.

Il film di fantascienza più noto di tutti i tempi è tratto da un racconto di Arthur C. Clarke, La sentinella (1948) ma lo stesso autore dopo il film scrisse un nuovo racconto intitolato 2001 Odissea nello spazio. Kubrick per i suoi film si è ogni volta ispirato alla letteratura, sperimentando generi diversi (trhiller, storico in costume, socio-politico, di guerra) e lavorando ogni volta sulla ricostruzione di ambienti e tempi in maniera certosina e innovando e arricchendo ogni genere filmico con cui si è misurato. Il senso estetico dei suoi film è il risultato di un lavoro di integrazione fra diversi canali comunicativi: il contesto reale delle sue storie è infatti un tessuto d'immagine e musica, elemento fondamentale per veicolare emozioni nello spettatore. Anche in 2001 Odissea nello spazio riproduce con fedeltà l'ambiente spaziale: tutti gli avvenimenti in ambienti senz'aria si svolgono in silenzio o con un valzer di Strauss come puro riempimento del silenzio, l'astronave ha una gravità artificiale per rotazione che è correttamente rappresentata, i movimenti in assenza di gravità sono lenti come dovrebbero essere. Noto per le innovazioni tecniche all'interno della storia del cinema, dai suoi film si evince una cura ossessiva per i particolari dell'immagine, per la prospettiva e l'illuminazione, per la posizione degli attori e degli oggetti di scena, tanto che ogni suo film è studiabile in ogni fotogramma come "album di inquadrature".È interessante questa trasposizione all'interno della nostra rassegna per il modo in cui il testo letterario viene trasformato in testo visivo. Lo stesso Kubrick a proposito del film così si era espresso:

«Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio».